Sono passati più di tre mesi da quando le imprese che operano nell’UE hanno attuato il quadro normativo con l’obiettivo di eliminare il trattamento opaco sui dati personali dei consumatori.

E come sta il mondo programmatic dopo il GDPR?

Nel complesso il risultato è stato, che ha costretto le aziende a mettere un po’ di ordine nella conservazione e gestione dei dati, infatti il problema principale che avevano un po’ tutti, era che i dati erano sparsi, buttati un po’ qua e un po’ di là.

Questo lavoro oltretutto non ha coinvolto solo le aziende europee, ma anche tutte quelle aziende a partire dalle americane che hanno a che fare con noi.

Ma ciò che sta emergendo molto chiaramente, ed è un bene, è un’industria digitale più snella e responsabile, ma anche più potente che ha la capacità di costruire connessioni significative con i consumatori.

I brand con cui parlo sono d’accordo che questa è una buona cosa, le nuove regole consentono di eliminare un pò di spazzatura sotto forma di annunci pubblicitari che non piacciono ai consumatori, producendo esperienze migliori per loro.

Ma se l’immagine è generalmente positiva per i brand, le cose sono più sfumate per gli editori. Gli editori più grandi tendono ad avere le risorse per sostenere l’onere normativo per essere conformi al GDPR, mentre i più piccoli sono maggiormente in difficoltà dovendo sostenere costi aggiuntivi.

In tutto questo, naturalmente, ad avvantaggiarsene sono stati Google e Facebook, che hanno i mezzi e le risorse per ottenere il consenso da parte dei consumatori, visto che sono piattaforme proprietarie con un vasto numero di utenti che si collegano in continuazione.

Ad ogni modo la diffusione per tutti gli operatori del settore di CMP (Consent Management Platform), risolve il problema per tutti.

Che cos’è una Consent Management Platform?

È una piattaforma centralizzata che ogni editore può inserire all’interno del proprio sito, che gli consente di:

  • Gestire meglio il consenso dei propri utenti
  • Importare il consenso rilasciato su altri editori.

Infatti quando un utente da l’accettazione su un sito, la stessa sarà valida a livello di tutto il network, quindi ogni editore beneficerà dell’accettazione degli utenti avvenuta sugli altri siti che ospitano la soluzione.

Beh, qualche male lingua potrebbe dire, fatta la legge – trovato l’inganno, ma personalmente non sono d’accordo, lo scopo della legge era di dare trasparenza sull’uso dei dati e credo che la strada sia stata imboccata, se poi si trovano soluzioni che non costringano le aziende a massacrarsi per allinearsi alla legge ben vengano.

AUTORE

Paolo Serra

Appassionato di nuove sfide per far crescere le imprese, con l’obiettivo di contribuire ad aumentarne i ricavi. Si dedica al search engine marketing dal 1999, lavorando con le principali agenzie internazionali. In seguito, allarga le conoscenze al mondo del Programmatic Advertising, diventandone uno dei maggiori esperti italiani, tanto da aver aperto il blog Programmatic RTB, ed è fondatore di Kahuna, la prima agenzia specializzata nel programmatic advertising.

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