[vc_row][vc_column][vc_column_text]programmatic mobile

 

Ogni attività su mobile produce dati, se un utente si muove da un posto all’altro, se fa una ricerca su Google, se compie un check-in da un ristorante o pubblica foto su Facebook, se usa un QRcode di un prodotto o servizio, può essere tracciato. Ora che gli smartphone sono i nostri più fedeli compagni, il mobile non è più un solo un tipo di device, ma una trasformazione: internet ora si muove con noi, come parte integrante della nostra vita quotidiana. I dispositivi che usiamo oggi hanno un valore al di là di quello che avremmo potuto immaginare quando il telefono cellulare è nato, permettendo agli advertiser di ottimizzare le campagne e superare i limiti del marketing tradizionale.

In questo contesto quello che sta avvenendo, però, è un rifiuto sempre più diffuso della pubblicità da parte dell’utenza. La causa è lo scarso interesse che genera l’advertising, spesso poco creativa e ripetitiva e fatta con formati invasivi, considerati dagli utenti come elementi fastidiosi. Un fatto che ha implicato come risposta la scelta di utilizzare sistemi di ad blocking, con la conseguenza che fra tre anni i banner su mobile non esisteranno più.

Per dare una svolta al settore, che da dieci anni a questa parte ad ogni evento viene presentato con la frase “Questo è l’anno del mobile”, bisogna fare alcune considerazioni importanti.

L’advertising su mobile avviene su due canali, la classica pubblicità visualizzata tramite il web mobile o l’in-app. All’interno dei mobile browser, i javascript possono essere efficacemente bloccati. Tuttavia, gli utenti mobile trascorrono la maggior parte del loro tempo “in-app” dove il javascript non esiste. Pertanto, gli annunci per cellulari in-app tendono ad avere prestazioni migliori.

Naturalmente altri sistemi classici possono continuare a funzionare, tuttavia l’in-app è il più potente ambiente di marketing mobile che abbiamo. Poiché offre modi unici per i brand di interagire in modo efficace e coinvolgere direttamente i consumatori, che, è bene ricordare, adottano e integrano le applicazioni mobili nella loro vita quotidiana, ed è compito del marketing delle aziende capire come orientare e interagire in questo ambiente.

Programmatic mobile: vincere con la pubblicità in-app

Se pensiamo allo stato d’animo del consumatore quando utilizza un’app, è facile immaginare perché una pubblicità può avere successo. Tutti i consumatori quando utilizzano un’app hanno essenzialmente “optato” per l’ambiente. Di conseguenza, sono in sintonia con “i messaggi” che ricevono e sono ricettivi ad essi, basti pensare il recente investimento di Facebook nei chatbots che verrà utilizzato su Messanger e in futuro su Whatsapp e Instagram. La pubblicità mirata, ricca, utile, funziona perché può avvenire al momento giusto, nel luogo appropriato e in modo personalizzato, grazie al programmatic. Inoltre il programmatic è oggi utilizzato con i banner e i video, ma nulla toglie che in futuro, si possa usare anche con messaggi testuali.

Tutte le app vanno bene?

Secondo un recente studio di Forrester Research, i consumatori spendono più del 85% del loro tempo sugli smartphone utilizzando applicazioni native. Inoltre, la maggior parte delle applicazioni che la gente usa spesso, sono quelle che offrono una funzione specifica in un istante.  Tuttavia, la sfida è mantenere gli utenti impegnati con queste applicazioni su base continuativa, poiché, la maggioranza degli utenti utilizza l’app una o due volte, per poi cancellarla o ignorarla. Infatti, sempre secondo Forrester, l’84% del tempo è speso solo su cinque applicazioni. Questo combacia con un altro recente studio di Nielsen che mette in luce che c’è un limite per il numero di applicazioni che i consumatori utilizzano costantemente.

Come scegliere la strategia migliore?

Quindi, come si può ottenere un risultato straordinario con la pubblicità su mobile? Come può un brand sfruttarla al meglio? Come può una strategia essere vincente e diventare indispensabile nel marketing mix di un brand?

Il programmatic mobile è efficace per lo stesso motivo per cui il programmatic lo è, cioè perché ci permette di raggiungere la persona giusta con l’annuncio giusto nel momento giusto. Il mobile, rispetto ad altri mezzi, consente di ottenere una comprensione molto più ampia del consumatore grazie alle informazioni sul contesto che fornisce.
Il risultato è la capacità di comprendere in modo molto dettagliato chi è il consumatore e il contesto in cui si trova mentre visualizza l’annuncio. Questo significa che il sistema può decidere con grande precisione, se questo consumatore è un cliente potenziale. I sistemi classici di targetizzazione dividono la popolazione tra una decina di caratteristiche principali come l’età, il sesso, il reddito, l’etnia, l’istruzione e gli interessi, mentre il sistema di programmatic può valutare in funzione di milioni di dati in tempo reale.

Marketing Cross-Device

In più, una caratteristica relativamente nuova e rivoluzionaria è la tecnica emergente del marketing cross-device, che fornisce agli inserzionisti uno spaccato di relazioni tra dispositivi unici, attività del desktop, scambi su mobili. Comprendere queste relazioni consente di costruire profili unici dei consumatori. Così si può praticamente seguire ogni utente unico per tutta la vita quotidiana, comprenderne le caratteristiche individuali e passare da un messaggio standard uguale per tutti a un approccio su misura.

Il programmatic mobile consente di raggiungere un consumatore in qualsiasi momento durante la giornata, ma soprattutto, nel momento in cui è più probabile che sia disponibile a fare l’azione desiderata, che sia un acquisto o un lead o solo per brand awareness. Il programmatic mobile è una forma pubblicitaria sempre più rilevante.[/vc_column_text][vc_btn title=”CHIEDI INFORMAZIONI” color=”sky” link=”url:http%3A%2F%2Fkahuna.guru%2Fcontatti%2F||target:%20_blank”][vc_column_text]

Paolo Serra

Appassionato di nuove sfide per far crescere le imprese, con l’obiettivo di contribuire ad aumentarne i ricavi. Si dedica al search engine marketing dal 1999, lavorando con le principali agenzie internazionali. In seguito, allarga le conoscenze al mondo del Programmatic Advertising, diventandone uno dei maggiori esperti italiani, tanto da aver aperto il blog Programmatic RTB, ed è fondatore di Kahuna, la prima agenzia specializzata nel programmatic

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